lunedì 30 novembre 2009

Ci rimane un giro

Quando accendo la tv, quelle rare volte, ho appreso un pattern comportamentale molto efficace:
spengo il cervello.
Mi faccio sbattere in faccia tutte le puttanate e i nuovi valori in cui si dovrebbe credere per essere dei diligenti e obbedienti buoni cittadini. E' una brezza leggera che mi salva gli occhi dalla fatica e mi fa riposare in un silenzio di rumore.
Ma guai a stare attenti a quel che viene fuori dal magico tubo; può essere molto dannoso visto che il messaggio si inocula nelle arterie, inibisce i neurotrasmettitori delle sinapsi, cambia le nostre vite, il nostro modo di parlare, le cose di cui possiamo parlare e il quando.
Quella sembra essere diventata la vera realtà, anche se non è altro che un ammasso di pixel; noi siamo solamente dei ricettori e dei contribuenti che non fanno altro che alimentare questo sistema di paralisi e di stupro mentale legalizzato...
Io personalmente esco da tutto ciò...

suono...

domenica 29 novembre 2009

Paralisi Anemica

Quando mi guardi sto fermo a evitare di pensare, a cercare di ridurre al minimo le funzioni vitali, in attesa di una tua tregua.
Un morso può stordire per giorni e giorni, ma tre punti possono farti stare appeso in aria per le palle.
Krescerò a furia di sputi

martedì 17 novembre 2009

Dimenticanza involontaria

Si bruciano le tappe di un percorso che nemmeno mi rendo conto di fare.
Gli eventi che si susseguono non mi danno la facoltà di entrarvi, di modificarli.
Sento l'inevitabile decadenza delle mie cellule e delle connessioni sinaptiche.
La memoria che un tempo era la fonte inestinguibile dei nostri nonni, ora è sempre più debole, inutile oserei dire, sostituita dalla tecnologia, che va bene ci aiuta, ci supporta, ci rende la vita più sicura, tranquilla e magari anche più divertente, ma al tempo stesso ci rende handicappati nelle facoltà che dovrebbero essere costitutive del nostro essere.
Prendiamo per esempio il cellulare, che è stato definito ultimamente l'invenzione più grande del nuovo millennio (apparte che è stato inventato nel 73, e negli anni 80 costava più o meno 4000 dollari).
Il semplice fatto che i numeri lì sono registrati in rubrica in base al nominativo ci risparmia la "fatica" di ricordare a memoria quella decina di numeri importanti che di solito chiamiamo. Alla fine è una cazzata questa, ma, essendo il nostro cervellino uno strumento alla stregua di un muscolo che se non si tiene in allenamento si atrofizza, potete rendervi conto della pena a vedere questo comportamento. E poi lasciamo stare le centinaia di numeri completamente inutili che teniamo in rubrica senza utilizzarli mai, se non per una volta... Serve a far numero, niente di più.
Poi come non ricordare la possibilità di annotarsi degli appuntamenti, degli eventi o qualsiasi compito da fare nel beneamato telefonino. Anche quello ci spompa a lungo andare... Essendo sicuri che c'è il cellulare che ci avviserà, prima o poi, che c'è da fare qualcosa di importante, fino a quel momento particolare, ce ne stiamo tranquilli e senza pensieri. Poi arriva la sveglia e ci attiviamo improvvisamente. E rimaniamo spiazzati, non ci sappiamo organizzare al meglio perchè non ci abbiamo pensato fino a quel momento in cui ha suonato la sveglia...

beh potrei incazzarmi a non finire sul cellulare: a 14 anni non lo volevo e tuttora non mi piace... lo getterei nel mare se avessi il coraggio. Vedere persone che si chiamano 45 volte per decidere in che cazzo di posto ritrovarsi è sconsolante (e raramente ci riescono lo stesso).

Io rivoglio le schede telefoniche per il telefono pubblico e devono essere GRATIS!!!

mercoledì 4 novembre 2009

e anche stanotte non prendo sonno.
Va da sè che domattina a lezione c'andrò con il solito accademico ritardo che raramente mi viene rinfacciato da qualcuno.
Sono sempre qui, immobile, come la pioggia di oggi pomeriggio, senza interruzioni da sembrare un flusso di luce.
Comincio anche ad avere sempre meno voglia di uscire per esternare, anche perchè cosa esterno se il tempo che dedico a me stesso è così poco? Il non avere spazi assolutamente indipendenti fino a qualche anno fa non mi creava grossi problemi, adesso devo fare i conti con la mia incapacità di concentrazione attiva, con le fluttuazioni del pensiero che non segue nessuno e poi rimane indietro e allora, a quel punto, segue per non restare fuori.
A volte credo davvero di vivere in una bolla d'isolamento, come il piccolo David Vetter, nato e cresciuto in una bolla di plastica priva di germi.




Qui il link se volete leggere la storia di questo bimbo-oggetto, tormentato da visitatori bavosi e da sogni terribili dominati dalla figura del "re dei germi".

David Vetter Story