domenica 11 dicembre 2011

Canti di tempesta

Comincio a guardarmi intorno, a respirare più profondamente l'aria di campagna che mi circonda in questo momento, gustandomela. Prendere le cose sul serio dopo una vita di scherzi non è facile.
E la tempesta intanto se ne vola via lontana, portando con sè la sua anima incazzata e purificatrice, un pò come la tua... Il desiderio di un'altra sigaretta mi distoglie dal continuare a scrivere - ma poi non potrei fumarla mentre scrivo? -
"Non va bene fumare in camera sai?"... me lo sento già ripetere in testa come un jingle.
Come mai ho iniziato a fumare? La noia principalmente, ma devo ammettere che quell'immagine veicolata dai vecchi film del fumatore figo mi ha condizionato parecchio nella scelta di questo stile di vita. L'obiettivo era proprio quello di fare l'esibizionista, senza tanti giri di parole. Ero proprio una persona sola in quel periodo, al ritorno da scuola mi sedevo spesso da solo visto che il mio amico, con cui avevo diviso il posto per quasi 4 anni, si era felicemente fidanzato e non potendo spendere molto tempo con lei una volta arrivato a casa per via dei genitori affidatari e neofascisti di lei, sfruttava tutto il viaggio di ritorno per non avere rimpianti. Quando non c'erano i miei amici nerd era una lotteria di appostamenti ed io speravo sempre nell'arrivo di qualche angelo salvatore. Non capitava quasi mai, ma quelle poche volte che è successo a ripensarci mi viene un senso che è un misto di vergogna, disprezzo, senonchè un mezzo sorriso per la mia inesperienza.
Di solito stavo per minuti interi in silenzio cercando di sbirciare con la coda dell'occhio le fattezze della persona che avevo accanto, rimanendo evidentemente molto rigido e impacciato, nonostante i miei divertenti tentativi di rimanere ed apparire disinvolto. Al che fantasticavo di una possibile vita con lei, un'uscita romantica, mi spingevo assai oltre e poi, o non dicevo nulla oppure esordivo con una domanda piuttosto inconsueta che faceva partire una conversazione che avrebbe portato ovviamente a poco di buono. Il fatto è che avevo paura di osare, di chiedere, di buttarmi e questo le ragazze lo notavano eccome. A volte il groppo in gola pure per chiedere il nome di una persona...ma è possibile?
Delle volte mi chiedo come abbia fatto a riprendermi, a tornare in mezzo alle persone dopo un'infanzia assai rurale, in cui preferivo di gran lunga spalare il concime delle vacche piuttosto che uscire con i compagni di scuola. Avevo il mio gruppetto di amici, tutti più giovani di me, i miei vicini di casa e mio fratello, con cui riuscivamo a fare di tutto fuori dalle mura di casa. C'era anche il tempo di giocare al pc o al Sega Master System, ma di sicuro si passava parecchio tempo fuori, erano pomeriggi davvero intensi, dove ci si faceva male per davvero. E mentre scrivo mi vengono in mente tutti i momenti, gli oggetti, le persone che affollavano la mia infanzia, nella loro lontana e opaca bellezza.
Adesso con loro non ho praticamente nessun tipo di contatto, apparte i saluti dalla macchina mentre torno o vado via da casa. Le strade si separano e ci separano non è vero?
Ma questa socialità ritrovata, la città, i locali, l'evoluzione artistica, il dover inventarsi una serata, il dover comprare da mangiare, a me sembrano tutte cazzate. Ho bisogno della terra, l'asfalto mi soffoca, le pareti mi spengono.
Non capisco i viaggi all'estero fatti per visitare le città... Dovrei essere grato a quegli stronzi che hanno invaso una terra un tempo bellissima per ammassare della gente per farla lavorare per i loro interessi?
Eppure ci sono delle evidenze, per molti saranno mie paranoie, che mi fanno pensare che le scie chimiche, gli infrarossi, le reti wireless, il digitale terrestre, lentamente ci stanno rammollendo, tutti, indiscriminatamente, ci faranno stare sempre più tempo rintanati in casa rassicurati da pseudonecessità, lontano da quella terra e da quel sole che ci dà la vita. Non ho bisogno del codice binario per vivere, e allora aspetto la prossima tempesta che sciacqui via dalla mia testa questi pensieri moribondi e faccia rimanere il tuo viso di stamattina in uno specchio d'acqua piovana.

4 commenti:

  1. c'è da sperare che l'acqua piovana di cui sopra non sia acida...

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  2. La scuola e discorsi impacciati, già. E le liste di libri letti, letti per costrizione e quelli mai finiti.

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  3. Ho quattordici anni e passo il mio sabato pomeriggio per le vie del centro. La mia città è piccola e vuota, durante la settimana, il sabato invece si anima di voci il pomeriggio. Gente varia: età varia, sesso vario, portafogli vario. I negozianti gioiscono quando arriva il sabato, che tutta questa gente dalla strada confluisce nei negozi, eppure la strada è lo stesso piena della gente che è fuori dai negozi. Fra questi, io.
    Fondamentalmente è un giro il mio, che il concetto di "vasca" non premia il mio girovagare inutile, la mia è una circumnavigazione. Piazza 1. via 2. piazza 3. via 4. e ancora piazza 1.via 2. In piazza 1 hanno messo persino il ghiaccio per terra per pattinare. I giovani sono tutti lì, ma non li conosco così bene da salutarli, potrebbero non riconoscermi, dall'ultima volta che abbiamo parlato sono passati mesi, forse anni, ti immagini che figura di merda se saluto e non mi riconoscono? Laggiù i miei nuovi compagni di classe, allora prendo per via 2, prima che mi vedano e comincino i loro stupidi saluti, romani e non. In via 2 una coppia, altre coppie, gruppo, gruppi. La creperie è piena, aspetto, così rimando a un paio di giri più in là l'assalto. Possibile che oggi non incontro nessuno? Mi saluta un'amica di mia madre: sì sta bene, sì te la saluto, sì sono cresciuto e sono proprio un bel ragazzone. In piazza 3 si sono rotti i coglioni persino i piccioni e hanno deciso di osservare la piazza dall'alto. Se incontro Andrea mi parla di calcio tutto il tempo, però almeno parlo con qualcuno. Via 4 c'è il negozio di videogiochi e davanti Andrea osserva impietrito il suo nuovo oggetto d'amore. Mi fa: ma lo sai che in questo soccher c'è una cosa che si chiama Masterlìg ed è un vero spettacolo? Gli chiedo che ha fatto il milan: ha pareggiato di nuovo. Mi dice lo sai che persino Chicco ha baciato una ragazza in campeggio quest'estate? Sei rimasto l'unico sfigato mi sa, cioè l'unico fra quelli non brutti come il Terra o il Palmini. Svegliati. Basta che ci parli e vedrai che vogliono anche loro.
    "Goditi il tuo sabato, oggi ho da fare"
    Di nuovo piazza 1 e guardo le mie coetanee e sembrano più grandi di me anche quelle più piccole di un anno non sembrano rispondere allo sguardo, due anni sì, ma cazzo due anni è roba. Continuo il mio moto di rivoluzione in cui non riesco che rivoltarmi nel mio vuoto, attenzione a non sbattere la spalla contro certa gente che pensa subito a una provocazione. Devo assolutamente parlare con una ragazza. Una biondina si avvicina al mio ottavo passaggio in via 4 mi fa "Ciao". Mi volto dietro e sto zitto. "dico a te" la guardo e sto zitto ma già la amo. "Piacere, Elena". Stringo la mano e ancora taccio. "Funzionerebbe che anche te mi dici il tuo nome. Ma va bè. Una mia amica ti vorrebbe conoscere." La guardo e stavolta parlo un tremulante, vibrato "Io no." mi volto e prendo la strada di casa.
    Penso "Coglione" ma non ho ancora deciso il motivo.

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